Cari ragazzi, da qualche giorno sono terminati gli Esami di Stato e avete raggiunto il vostro traguardo al termine di un triennio.

Portate con  voi tutti i ricordi e le belle esperienze fatte a scuola.

Pubblico in questa pagina la lettera che vi ha inviato il Prof. Davide Da Rin per fare tesoro del vostro percorso formativo.

Padova, 7 giugno 2022

“Ciò che nella vita rimane, non sono i doni materiali, ma i ricordi dei momenti che hai vissuto e ti hanno fatto felice. La tua ricchezza non è chiusa in una cassaforte, ma nella tua mente. È nelle emozioni che hai provato dentro la tua anima.” (Alda Merini)

Cari ragazzi,

siamo arrivati a quel traguardo che a settembre ci sembrava così lontano: l’ultimo giorno di scuola. Per voi quest’anno ha un sapore diverso: il giusto mix tra l’entusiasmo e la voglia di crescere e la paura di abbandonare un luogo sicuro per buttarsi nello sconosciuto mondo della scuola superiore.

In questi tre anni sono cambiate tante cose, ci siamo scoperti e conosciuti con ruoli diversi, siamo cresciuti, ci siamo scontrati, abbiamo riso e qualche volta abbiamo anche versato una lacrima.

Sono stati tre anni intensi, per qualcuno il viaggio è durato un po’ meno, ma tutti state lasciando una traccia.

Le mie materie non sono di certo le più leggere del curriculum scolastico, ma ho cercato di trasmettere i contenuti con il massimo della leggerezza, alzando un po’ il tiro quando necessario, abbassandolo quando vi ho visti in difficoltà. Non c’è stato un giorno in cui mi sia pesato entrare nella vostra classe per fare lezione. Ho cercato di trasmettervi tanto, di stimolarvi, ma anch’io ho imparato e mi sono arricchito con voi.

Nel libro Mio fratello rincorre i dinosauri, l’autore, Giacomo Mazzariol, scrive una decina di cose che ricorda di aver imparato al liceo, mi piace congedarmi da voi (anche se ci vedremo ancora per un po’) lasciandovi alcune cose che io ho imparato durante questi anni con voi:

  • Ho imparato che le figure retoriche a 14 anni sono la peggiore domanda che possa capitare.
  • Ho imparato che ciò che a me sembra facile ed entusiasmante non sempre lo è per gli studenti.
  • Ho imparato che ciò che a me sembra noioso e scontato può entusiasmare gli studenti.
  • Ho imparato che il caffè della quarta ora, preso in 3A, ha più gusto.
  • Ho imparato che si può chiedere l’autografo ad uno scrittore … e farglielo fare sul libro di algebra.
  • Ho imparato che su quattro tracce di temi di solito almeno tre non piacciono agli studenti.
  • Ho imparato che si possono affrontare anche cinque ore nella stessa classe, senza causare svenimenti.
  • Ho imparato che le mail possono arrivare a qualsiasi ora del giorno o della notte.
  • Ho imparato che, per quanto ogni soluzione sembri sempre ottimale, la sistemazione dei posti è sempre un grande caos.
  • Ho imparato che l’analisi del periodo e l’analisi logica possono risultare antipatiche, nonostante lo sforzo di creare frasi divertenti.
  • Ho imparato che ci sono mille scuse per non colorare una cartina di geografia.
  • Ho imparato che si può sentire la nostalgia di una classe anche dopo un solo giorno di malattia.
  • Ho imparato che in una classe come la vostra ci si può inserire anche in corsa.
  • Ho imparato che non manca mai una mano alzata che chiede di andare in bagno.
  • Ho imparato che non manca mai qualcuno sulla porta che avverte i compagni del mio arrivo.
  • Ho imparato che, nonostante la mia grafia mi sembri sempre la più bella della scuola, non manca mai qualcuno che non capisce ciò che ho scritto.
  • Ho imparato che i vostri occhi dicono più di mille parole.
  • Ho imparato a non arrabbiarmi quando qualcuno ancora sbaglia ad impostare il foglio protocollo per il tema o a scrivere il mio cognome.
  • Ho imparato cosa significhi sentire il proprio lavoro apprezzato.
  • Ho imparato.

Vi auguro di inseguire sempre con tenacia i vostri sogni e di mantenere sempre vivi i vostri sorrisi, che purtroppo per lungo tempo sono stati nascosti dalle mascherine. Grazie per questi tre anni insieme.

Con affetto,

Davide Da Rin

“è tempo che impariamo a camminare e a parlare come questa grande cosa dentro di noi ci dice di fare. È tempo per miracoli migliori e più grandi ed è tempo di parlare di questi, di vedere quanto ci siamo sbagliati e per quanto tempo… questo è un inizio non un supplizio. La pace non implora altro che la propria realizzazione.

 Adesso vado

                  la pace scenda su di te,

                                               Charles Bukowski